domenica 14 febbraio 2010

13febbraio2010 - Il primo pensiero della giornata è stato: cavolo. Ciabattando lento verso il bagno ho passato la mano sopra il bucato, steso lungo il corridoio, per sentire se era asciutto. Ma la mia mente era altrove, cavolo. Arrivato in bagno, mani unite sotto il getto d'acqua gelata, mi sono lavato la faccia nella speranza di scuotermi via di dosso i sogni della notte ma guardandomi allo specchio non sono riuscito a contenermi e ho blaterato un paio di cavolo! Senza curarmene più di tanto, mi sono spostato in cucina e li, con braccia larghe e rassegnate, ho sentenziato: e che cazzo!

Beograd era allegramente e silenziosamente -ovvio- indaffarato nel mescolare un pentolone di cavolfiori. Operazione compiuta clamorosamente con le finestre chiuse e tutte le porte della casa aperte, cosicché, ogni cosa e persona nell'appartamento era marchiata da quel fetore del cavolo.

Se Nice fosse stato in casa, avrebbe piegato in due il buon Beograd per inserirlo dentro la pentola, tanto odia l'odore di cavolo. Da parte mia, per difendere l'onore dell'assente Nice ho fatto il possibile.
Zitto zitto, ho eseguito un vecchio scherzetto, che effettivamente potrebbe avere ripercussioni anche su Nice, ma non è che posso pensare a tutto io. Così ho messo lo zucchero nella saliera e il sale nella zuccheriera. E vi giuro che vedere l'espressione di Beograd che ingolla un sorso di caffè salato è stata un'esperienza di impareggiabile bellezza, cavolo se lo è stata.


domenica 17 gennaio 2010

(29giugno2009) - Per giustificare il mio comportamento non darò la colpa all’alcol. Proprio no. Non sono una di quelle persone che nasconde le azioni di dubbia moralità dietro una bottiglia –vuota- di rum. Affronto a testa alta le conseguenze dei miei gesti, senza vergogna.

Soprattutto in casi come questo dove è lampante l'intervento di un qualche stregone che, con magie di chissà quale colore, ha plagiato la mia volontà e annullato il mio amor proprio inducendomi ad accogliere sotto le coperte Zora.

Ammetto che la mia mente è stata piegata anche da fattori secondari, tra i quali vorrei citare la generosa scollatura di quell’attillata maglietta. Si, effettivamente anche gli stilisti hanno le loro colpe. Comunque.

Comunque è successo che prima i miei occhi si sono persi nel suo seno, generoso e suadente. Poi la sua mano si è persa per la stanza e indovinate un po’ dove l’ho ritrovata?

Si è posata placida, lieve, sulla mia coscia. Con perentoria delicatezza le sue dita hanno danzato sui miei jeans avvicinandosi all'inguine. Ogni suo movimento sembrava in armonia con tutto ciò che succedeva nell'universo. Non potevo fermarlo. Era così naturale sentirla su di me. Era così naturale farla scivolare sotto le coperte, far dei nostri sospiri un solo soffio ritmico, eccitante.

Esattamente in quel momento, mentre la passione pulsa intensa, è comparsa spietata: lucidità. La mia lingua si stava incrociando con quella di Zora, diamine! Un brivido mi ha scosso la spina dorsale e Zora ha pensato che le sue labbra stessero facendo il loro dovere, così ha continuato a baciarmi con rinnovata convinzione. Io, che convinto non ero per niente, ho preso per buono il consiglio di Paul McCartney che dalle casse dello stereo della sala continuava a ripetere let it be, let it be. Già. Immagino cosa state pensando e vi do pienamente ragione: anche i Beatles hanno delle colpe per quello che è successo quella notte, vero?

sabato 2 gennaio 2010

11gennio2010 - Se entro in cucina saltella. Se apro il frigo mugugna. Se mi siedo ringhia. Se rido ulula. Se sto per troppo tempo in piedi si eccita. Non sto parlando di Zora, ma del suo cane. Per qualche settimana quel piccolo bastardo starà nel nostro appartamento perché i genitori di Zora sono in vacanza. Poco male se non fosse che i cani assomigliano ai padroni. Quindi: quando mangio ruba le cose dal piatto; quando vado in bagno mi mette fretta grattando sulla porta; quando meno me lo aspetto mi salta sopra eccitato. Cosa c'entra quest’ultima cosa con Zora? Bè, forse non vi ho raccontato proprio tutto quello che succede tra queste mura…(continua)

martedì 22 dicembre 2009

Dedico questa perla regalataci da Nice a tutti coloro che hanno partecipato al concorso ME IN BERLIN! e a tutti coloro che vorrebbero partecipare ma non lo fanno perché la paura di perdere è troppo forte.

22dicembre09 -
Pensate alla cena più triste che abbiate mai fatto. Pensate a quella volta in cui avete cenato con pancarré e tonno pescato direttamente dalla scatoletta. Pensate a quando avete scaldato un trancio di pizza al formaggio del giorno prima. Bene. Oggi potete ripensare a quei ricordi con serenità: al mondo c’è chi sta decisamente peggio di voi. L’ho visto proprio con questi occhi, il suo nome è Nice.
E anche se siete degli habitué della cena pre-confezionata, amanti del quattro salti-in-padella o del fast food all’angolo niente paura: al mondo c’è chi mangia peggio di voi. L’ho visto con tutti due i miei occhi, il suo nome è Nice.
Questo proto-uomo era chino sul lavandino della cucina, acqua calda che scorreva dal rubinetto e mano che faceva spola tra il getto d’acqua e la bocca. In pugno Nice stringeva una mozzarella appena tolta dal congelatore. Avvilente è l’unica parola che mi viene in mente. Senza fiatare, ho chiuso lo sportello del frizer -che aveva lasciato aperto.
Quasi con le lacrime agli occhi, trincerato in camera, ho alzato la cornetta del telefono per ordinare una pizza a domicilio a suo nome. Per fare le cose precise ho anche lasciato il suo numero di cellulare al pizzaiolo. Dopo di che, sollevato per questo mio gesto di pietà, sempre nel più totale silenzio, sono uscito di casa.

venerdì 18 dicembre 2009









Grande concorso di Natale ME IN BERLìN!
Vincere è facilissimo!*

Scrivi tra i commenti (o invialo per e-mail) il tuo personale regolamento, partecipa al concorso seguendo le tue regole e se non vinci, sei come Nice!

*in palio il cavolo rosso del primo scaffale del frigo e la fotocopia delle istruzioni della nostra lavatrice. Affrettati! Il cavolo è in frigo già da 4 giorni.

giovedì 3 dicembre 2009

8novembre09 - Nice stava armeggiando davanti alla lavatrice, istruzioni in mano. Non riusciva a far partire il lavaggio: chiudeva l’oblo, girava manovelle, spingeva pulsanti e… niente. Nessuna lucina accesa, nessuna vibrazione, nessun rumore. Ma si sa, la lavatrice è cosa per donne; un uomo veneto tutto d’un pezzo non dovrebbe neppure avvicinarsi a quello strumento di disonore. Queste erano le argomentazioni usate da Nice per nascondere la sua totale idiozia.
Di tanto in tanto, ma non tanto di rado, tipici intercalari veneti rivolti al cielo turbavano la pace domenicale. Neppure l’aiuto da casa, la provvidenziale telefonata alla mamma, ha tolto Nice da quell’impasse in cui era caduto.
La sua irritazione era tale che avrebbe accettato qualunque suggerimento pur di avviare la lavatrice, quindi mi sono permesso di intervenire con il peggior consiglio che mi potesse venire in mente: “Forse, il detersivo va messo dopo che hai scelto il programma di lavaggio”.
Lui mi ha guardato perplesso, poi ha agito: con un cucchiaio ha tolto il detersivo liquido dalla vaschetta della lavatrice, asciugandola completamente con della carta assorbente.
L’operazione ha richiesto 23 minuti e quaranta secondi. Me li sono goduti tutti sorseggiando coca cola.
Ovviamente delle lucine d’accensione nemmeno l’ombra. Sconfitto, Nice è andato a cercare un po’ di gioia nel download selvaggio.
A quel punto ho preso i miei panni sporchi, li ho sistemati nel cestello della lavatrice, mi sono chinato, ho attaccato la spina alla presa elettrica e ho fatto partire il lavaggio numero 3.

lunedì 23 novembre 2009

26ottobre09 - Mi sono ritrovato questo lunedì tra i piedi. Proprio non me lo aspettavo, non ero pronto ad affrontarlo.

La sveglia ha suonato, ho aperto gli occhi. Non era la mia. Mi sono girato verso il muro e ho ripreso a sognare. Non so dire con precisione quanto tempo sia passato prima che la mia sveglia suonasse, ma so per certo che non l’ho sentita. Mi alzo confuso con un’ora e trenta minuti di ritardo sull’orario pianificato per iniziare lo studio. Rotolo giù dal letto, sbando fino in cucina dove il pentolino dell’acqua è già sul fuoco. Qualcuno voleva farsi un te, ma ormai è tardi. L’acqua è evaporata e il pentolino è vicino alla sublimazione. Spengo il fornello e apro il frigo: una carota e due sottilette. Ho più fortuna con la credenza, dove la busta del pancarré, aperta quasi 3 settimane fa, contiene 5 fette di “pane” morbide e appetibili. Meglio non chiedersi come sia possibile, mangio e taccio.

Poi vorrei andare in bagno, ma la porta è chiusa. Aspetto cinque minuti, con calma, che si liberi. Aspetto impaziente dieci minuti che qualcuno esca. Non aspetto oltre il quarto d’ora, mi avvicino alla porta del bagno e busso forte, irritato. Due minuti di attesa e finalmente la porta viene aperta. Era Nice, si era addormentato sulla tazza. Sorrido. Ora la casa è di nuovo al completo.

martedì 17 novembre 2009

20ottobre09 - Zora è entrata in cucina mentre io stavo mangiando. Mi ha baciato sulla guancia, ha preso una merendina di Beograd dalla credenza ed è tornata nello studio canticchiando un motivetto commerciale.
Questo semplice siparietto mi ha messo allegria.
Mi sono alzato, con in cuore ancora il torpore di quel gesto e sbam! picchio la testa sullo spigolo dell’anta della dispensa, come sempre lasciata aperta.
In questi momenti, soprattutto quando il dolore è tale che impedisce persino di bestemmiare, l’unica cosa di cui si ha bisogno è una buona dose di coccole, attenzioni e amorevoli cure. Quello che ricevo, invece, sono lapidarie risate provenienti dallo studio. Bentornata Zora.

mercoledì 11 novembre 2009

14ottobre09 - Dopo il torpore delle vacanze estive la casa è di nuovo in piena attività. Gli antichi aloni, olezzi, macchie e schiamazzi hanno ritrovato la loro giusta collocazione cosicché nulla è cambiato. Apparentemente.

Il primo a rientrare in città è stato Beograd. È tornato pieno di energie in corpo e con mia grande sorpresa senza brufoli in faccia. Ora l’unico ricordo delle belle abbuffate di Nutella, patatine, merendine, maionese, caramelle e McMenu sono delle piccole cicatrici posizionate magistralmente sulle guance rossicce. Ai brufoli del viso Beograd ha sostituito una più simpatica pancia, tonda e pienotta. Alla tazza di latte sempre presente di fianco al suo computer ora preferisce una Moretti da 66cl.
Ai fastidiosissimi rumori che emette masticando, deglutendo e respirando ha aggiunto imperativi rutti.

domenica 8 novembre 2009