domenica 14 febbraio 2010

13febbraio2010 - Il primo pensiero della giornata è stato: cavolo. Ciabattando lento verso il bagno ho passato la mano sopra il bucato, steso lungo il corridoio, per sentire se era asciutto. Ma la mia mente era altrove, cavolo. Arrivato in bagno, mani unite sotto il getto d'acqua gelata, mi sono lavato la faccia nella speranza di scuotermi via di dosso i sogni della notte ma guardandomi allo specchio non sono riuscito a contenermi e ho blaterato un paio di cavolo! Senza curarmene più di tanto, mi sono spostato in cucina e li, con braccia larghe e rassegnate, ho sentenziato: e che cazzo!

Beograd era allegramente e silenziosamente -ovvio- indaffarato nel mescolare un pentolone di cavolfiori. Operazione compiuta clamorosamente con le finestre chiuse e tutte le porte della casa aperte, cosicché, ogni cosa e persona nell'appartamento era marchiata da quel fetore del cavolo.

Se Nice fosse stato in casa, avrebbe piegato in due il buon Beograd per inserirlo dentro la pentola, tanto odia l'odore di cavolo. Da parte mia, per difendere l'onore dell'assente Nice ho fatto il possibile.
Zitto zitto, ho eseguito un vecchio scherzetto, che effettivamente potrebbe avere ripercussioni anche su Nice, ma non è che posso pensare a tutto io. Così ho messo lo zucchero nella saliera e il sale nella zuccheriera. E vi giuro che vedere l'espressione di Beograd che ingolla un sorso di caffè salato è stata un'esperienza di impareggiabile bellezza, cavolo se lo è stata.


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